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Acne

Acne

 

L'acne è una dermatosi infiammatoria a genesi multifattoriale che colpisce il follicolo pilosebaceo e il tessuto perifollicolare.

Si localizza soprattutto al volto, al dorso e sul torace e presenta un decorso cronico con periodiche riacutizzazioni.
Si manifesta clinicamente in maniera polimorfa per la presenza contemporanea o in fasi successive di comedoni (aperti o chiusi), papule, pustole o cisti, con esiti a volte cicatriziali.

Da un punto di vista epidemiologico la malattia è particolarmente frequente, in Italia si ritiene siano colpiti da acne modesta il 30-40% della popolazione tra i 15 e i 20 anni, e che l'incidenza dell'acne grave sia di circa il 3%.

L'incidenza dell'acne nella popolazione di 18 anni è del 35% per i maschi e del 40% per le femmine, mentre nella popolazione quarantenne le manifestazioni cliniche sono presenti nell'1% degli uomini e nel 5% delle donne.

Alcuni fattori sembrano svolgere un ruolo fondamentale nel suo sviluppo

• ipercheratinizzazione del dotto pilosebaceo,
• le variazioni qualitative e quantitative del sebo,
• le azioni svolte dalla flora microbica,
• l'aumentata produzione di androgeni,
• i fattori psicologici.

Le cause dell‘ ipercheratinizzazione del dotto pilosebaceo non sono chiare, tuttavia alcuni studi riportano che tale manifestazione sia mediata dagli androgeni. Altri autori parlano invece di un effetto irritante svolto dai lipidi del sebo, di seguito, ritroviamo alcune delle forme acneiche più frequenti.

Acne mentoniera:

Compare nei soggetti di sesso femminile anche dopo i 20-25 anni, le esacerbazioni sono ritmate dal ciclo mestruale, possibile associazione con dismenorrea, ovaio policistico o endometriosi.

Acne escoriata:

Nel soggetto acneico, specie di sesso femminile, è frequente la pratica, talora esagerata, di spremere le lesioni o di ricorrere alla pulizia del viso. Tali manovre sono spesso causa di aggravamento o persistenza delle manifestazioni acneiche che poi recedono con esiti cicatriziali o pigmentari. L'autoaggressione è sostenuta da sollecitazioni emotive.

Acne farmacoindotta:

Vi sono alcuni farmaci (vitamina B12, i composti alogenati, l'isoniazide, gli antiepilettici e gli anabolizzanti) che inducono l'insorgenza di comedoni o cisti in soggetti di età superiore ai 20-25 anni, che hanno quindi superato l'età classica di insorgenza.

Acne e sole:

L'esposizione al sole in genere ha un effetto benefico sull'evoluzione delle lesioni acneiche ciò forse a causa dell'effetto antibatterico degli UVB. A volte però al miglioramento durante il periodo estivo può seguire un peggioramento clinico nel periodo autunnale, che regredisce spontaneamente al cessare dell'esposizione.

Per chi soffre di questa problematica, è importante la consulenza con uno specialista esperto, che lo possa indirizzare verso le corrette analisi da svolgere/ terapie farmacologiche da seguire.
In generale, è possibile avere alcuni accorgimenti specifici:

• Evitare l'applicazione di creme cosmetiche irritanti;
• Evitare l’utilizzo di scrub che porterebbero l’infezione a diffondersi sul volto, prediligere piuttosto degli esfolianti.
• Evitare l'uso di sostanze grasse e untuose che non facciano respirare la pelle;
• Evitare di schiacciare i punti neri, che possono infettare le cellule vicine e potenziare l'acne;
• Non strofinare continuamente la zona intaccata dall'acne;
• Detergere accuratamente la pelle con prodotti non aggressivi, avendo cura di rimuovere completamente l'eventuale make-up;
• Tenere sotto controllo l’alimentazione, evitando l’abuso di cibi ad alto contenuti di grassi.

 


Le donne, per via della loro conformazione anatomica e per quelli che possono essere i fisiologici cambiamenti ormonali, ne soffrono maggiormente soprattutto nel periodo della gravidanza. Spesso è difficile definire la stipsi cronica in maniera univoca in quanto medici e pazienti hanno diversi parametri di valutazione, solitamente si cerca di non limitare la propria valutazione al numero di evacuazioni settimanali, ma la si estende a quella che è tutta la sintomatologia del paziente.

Per questo motivo tale disturbo viene definito patologico e cronico nel momento in cui sussistono più condizioni quali: una frequenza di evacuazione inferiore alle 3 volte settimanali, sforzo eccessivo nell’atto, presenza di poche feci dalla consistenza dura e costante sensazione di parziale svuotamento. Le cause che possono comportare una fastidiosa stitichezza cronica sono numerose: possiamo avere una stipsi secondaria alla presenza di altre patologie metaboliche, endocrine o neuro-degenerative, può essere iatrogena, il che vuol dire che nasce come conseguenza dell’uso di determinati farmaci (antiacidi a base di alluminio, antidepressivi, anti-aritmici, anti-ipertensivi ecc.) e infine come spesso accade e come accennato all’inizio, può essere dovuta ad una scorretta alimentazione, ad una dieta povera di fibre e alla vita sedentaria.

Il contenuto idrico è il principale determinante del volume e della consistenza delle feci, l’acqua infatti rappresenta il 75-80% del peso fecale complessivo ed è frutto dei rapporti tra i processi di secrezione e assorbimento che avvengono a livello del colon. In parallelo a questo e in conseguenza all’aumentato volume, si mettono in moto dei meccanismi che attraverso una serie di contrazioni e rilassamenti, permettono il transito delle feci fino alla loro espulsione.

Alla luce di quanto detto, è chiaro come siano fondamentali all’interno della propria dieta alimenti che contengano fibre (dosi consigliate 25-30 mg die) e acqua al fine di permettere il corretto funzionamento di questo sistema complesso. Mantenere la giusta idratazione e una sana alimentazione è talvolta difficile, si preferisce quindi optare per soluzioni più rapide che tuttavia possono essere utili solo per brevi, brevissimi periodi e non sono comunque del tutto risolutive. I lassativi disponibili in farmacia sono di diversa natura e possono essere generalmente classificati sulla base del loro meccanismo d’azione.

L’errore fatto spesso dai pazienti, nei confronti dei lassativi in generale è quello di considerare tali sostanze innocue e di abusarne di conseguenza. Tale pratica conduce ad una progressiva incapacità dell’intestino di svolgere autonomamente le sue normali funzioni fisiologiche e con il passare del tempo, rende il paziente totalmente dipendente da questa classe di farmaci. Il consiglio è quindi quello di non sottovalutare il disturbo quando si presenta in forma lieve, e di correggerlo prontamente incrementando l’attività fisica, apportando nell’alimentazione il giusto quantitativo di fibre (zuccheri non raffinati, cereali integrali, frutta, verdure e legumi) e idratandosi correttamente (da 1,5 l a 2 l al giorno).

In ultimo, anche quando siamo fuori casa è necessario evitare di trattenersi al momento del bisogno e ove possibile, sarebbe buona norma liberarsi subito. Qualora questi accorgimenti non dovessero risultare sufficienti, consultatevi con il vostro medico di famiglia o con il vostro farmacista di fiducia in modo che possano agire consciamente indirizzandovi verso gli eventuali accertamenti da effettuare o dandovi le soluzioni più adatte a voi e alle vostre abitudini.

 


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